Il web è una delle fonti principali da cui otteniamo le informazioni e ad oggi Google è il motore di ricerca più usato. Ho letto un articolo interessante di Megan McArdle sul Washington Post che offre una riflessione sull’azione legale intentata dagli Stati Uniti nei confronti del colosso tecnologico. In Italia l’argomento è stato trattato qui dal Sole 24 Ore.

“SÌ, GOOGLE HA IL MONOPOLIO. E COSA C’È DI MALE?”

IL FATTO: STATI UNITI CONTRO GOOGLE

Il dipartimento di Giustizia americano ha avviato una causa nei confronti di Google, accusandolo di aver adottato delle pratiche anticoncorrenziali per mantenere il monopolio nei settori di ricerca online.

Megan McArdle, colonnista americana, chiede se valga la pena contrastare il dominio del motore di ricerca o se questo si possa fare senza conseguenze negative.

D’altro canto, Google grazie alla sua forza può sfruttare il cosiddetto ‘effetto di rete’.

L’EFFETTO DI RETE

Che cos’è? È un fenomeno per cui più utenti usano un bene o un servizio, più il valore di questi aumenta. Internet ne è un esempio emblematico. All’inizio oltre a militari e ricercatori scientifici non lo usavano in molti. Poi, man mano che l’uso del web ha preso piede, sono aumentati i contenuti, le informazioni e i servizi. Lo sviluppo e il miglioramento dei siti web hanno attratto più utenti, e con l’aumento del traffico è stato offerto un servizio di maggior valore ai consumatori – ecco spiegato ‘l’effetto di rete’!

L’EFFETTO DI RETE E GOOGLE

Nel caso di Google ‘l’effetto di rete’ si verifica quando gli utenti cliccano sul link che gli interessa, dopo aver fatto una ricerca. Google analizza quali sono i risultati più utili e li indicizza per le ricerche future. Maggiore è il traffico, più informazioni vengono raccolte e più sono pertinenti i risultati delle ricerche.

Per questo è molto difficile che un’azienda concorrente si faccia strada nel mercato. Senza un grande flusso di utenti, i risultati delle ricerche saranno sempre meno precisi. Sono 11 anni che Microsoft cerca di competere con Google, ma ad oggi controlla meno di un quarto del mercato.

Va ricordato però che non è questo che fa guadagnare a Google la maggior parte dei soldi, perché le ricerche sono un servizio gratuito. Il colosso monetizza grazie alla pubblicità, e in questo non ha il monopolio, anzi uno dei suoi competitor più ‘agguerriti’ è Facebook.

COME CONTRASTARE IL MONOPOLIO DI GOOGLE?!

Secondo la giornalista americana resta comunque poco chiaro come il governo possa o voglia risolvere la questione senza peggiorare l’esperienza dell’utente.

La proposta è di non consentire più a Google di pagare le aziende per essere il motore di ricerca di default di dispositivi e applicazioni. Anche se, va ricordato che prima di essere il motore di ricerca di default, la maggior parte di noi digitava www.google.com e poi iniziava con le ricerche.

Una soluzione alternativa potrebbe essere dividere il numero di ricerche tra più motori, però con risultati meno precisi rispetto a quelli a cui siamo abituati. Inoltre rischiando che alcuni servizi gratuiti come Gmail o Google Maps non possano più esserlo.

È meglio lasciare a Google il monopolio, o trovare soluzioni che permettano ad altri competitor di arrivare allo stesso livello. E perché?

Ecco i link agli articoli in lingua originale

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